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Note + Il cuore oscuro della notte

by Mariapina Dragonetti

(1) Riguardo al crepuscolo mattutino, nota A. Pennacini, op. cit., p. 91, che esso «non è più nox (il tempo esposto alle incursioni dell’irrazionale) e non è ancora dies (il tempo dell’ordine razionale istituito dall’uomo)». Pennacini nota ancora che per Telifrone la realtà è completamente rovesciata: «la luce, prossima e segnata dal canto del gallo, porta non rasserenata sicurezza, ma paura e terrore»: il nostro custode si risveglia alla luce del gallo nimio pavore perterritus.

(2) R. de Smet, La notion de lumière et ses fonctions dans les Métamorphoses d’Apulée, in Studia varia Bruxellensia, Leuven 1987, pp. 29-41.

(3) Libro IV, 18 la citazione tratta dalla storia del brigante Trasileone: Post haec valefacto discessimus, et portam civitatis egressi monumentum quoddam conspicamur procul a via remoto et abdito loco positum. Ibi capulos carie et vetustate semitectos, quis inhabitabant pulverei et iam cinerosi mortui, passim ad futurae praedae receptacula reseramus; et, ex disciplina sectae servato noctis illunio tempore, quo somnus obvius impetu primo corda mortalium validius invadit ac premit, cohortem nostram gladiis armatam ante ipsas fores Democharis velut expilationis vadimonium sistimus.

(4) Libro IX, 33 Nocte quadam paterfamilias quidam e pago proximo tenebris inluniae caliginis impeditus et imbre nimio madefactus atque ob id ab itinere directo cohibitus ad hortulum nostrum iam fesso equo deverterat

(5) Per il risu maligno cf. N. Fick, Art et Mystique dans les Métamorphoses d’Apulée, op. cit., pp.401 e ss.

(6) Questa incertezza sulla strada da seguire, con le sue implicazoni simboliche, trova un interessante precedente in I, 21 dove Lucio lascia i suoi compagni di viaggio che proseguono per la strada di sinistra. Cf. A. Carotenuto, op. cit., p. 27.

(7) Sul senso pregnante di lucubratis in questo contesto cf. B.L. Hijmans-T. Van der Paardt, Apuleius Madaurensis Metamorphoseis: Book VI, Groningen 1977, p. 62.

(8) Petronio, Satyricon 61,2-62,5.

(9) L’analisi circa le modalità con cui nel romanzo apuleiano si attuano le diverse metamorfosi, fino alla conversione finale, è stata portata a pieno frutto da Giancarlo Mazzoli con Apuleio: metamorfosi, conversione e loro logiche, in Storia, letteratura e arte a Roma nel secondo secolo dopo Cristo, Firenze, 1995, pp. 193-211. Per un interessante excursus sull’immagine del lupo mannaro cf. Anche T. Paroli Lupi e lupi mannari, tra mondo classico e germanico, a partire da Petronio 61-62 in Semiotica della Novella latina, op. cit., pp. 281-317.

(10) A. Borghini Lupo mannaro: il tempo della metamorfosi (Petr. Satyr. LXII 3) in «Aufidus» 1991, n°14, pp. 29-32.

(11) A questo proposito dice Luciano nella Storia Vera (II, 12) che nell’Isola dei Beati «prima che spunti il sole non vi è né notte né giorno, ma un barlume simile all’albore mattutino (lukaughés)» Trad. di L. Settembrini.

(12) Cf. A. Borghini Le basi logiche della magia: una formula di funzionamento in Materiali per il godimento della psicanalisi, 1, 1983, p. 72 e ss.

(13) Polluce, Onomastikon I 70, ripreso da A. Borghini.

(14) Cf. J. G. Griffiths The Isis-Book, Leiden 1975, p.289 e ss.

(15) Plutarco De Iside et Osiride, 355 a e 371 f e ss. Cito nella traduzione di M. Cavalli.

(16) Cf. G. Frazer ,The golden Bough. A study in Magic and Religion. Londra 1922, Ed. it. Torino 1973, p. 572.

(17) Cf. anche M. C. Marin Ceballos, La religión de Isis en las Metamorfosis de Apuleio, in «Habis» 9, 1973, p. 150 nota 5.

(18) Plutarco, De Iside et Osiride, 352 f.

(19) V. Ciaffi, Petronio in Apuleio, Università di Torino, 1960, p. 176.

(20) Interessante l’accostamento ad altre espressioni che a essa si ricollegano. Si vedano il caso di Telifrone II, 30 Hic utpote vivus quidem,sed tantum non sopore mortuus, quod eodem mecum vocabulo nuncupatur, ad suum nomen ignarus exsurgit et in exanimis umbrae modum ultroneus gradiens… e di Psiche VI, 21 Et iacebat immobilis et nihil aliud quam dormiens cadaver.

(21) A. Pennacini, op. cit., p. 92, rileva che «… in III, 29 la sfolgorante luce del giorno presta la sua funzione a sancire il definitivo allontanamento di Lucio dalla condizione umana… il capovolgimento della funzione del dies è qui confermato con piena evidenza.”

(22) Ricordiamo quanto dicono B.L. Hijmans e Th. Van der Paart a proposito di questa connotazione temporale: «the time indicator in Apuleius’ narrative technique here seems to function as a level plain or valley between two rather steep emotional rises, the first of which consists in the temptation by the rosae virgines of III, 29, tha second in the threat of the rosae laureae.» Così in Apuleius Madaurensis Matamorphoses IV, Groningen 1977, p. 22.

(23) Il significato dell’espressione ha creato qualche difficoltà. Non è stata accettata dalla critica la lezione in metam diei prono iubare e ci si orienta ad accogliere la spegazione di Vallette, ripresa anche da B.L. Hijmans-Th. Van der Paardt, op, cit., p. 46: si tratterebbe di un «glissement analogue à celui qui nous fait donner le nom de matinée à une représentation qui commence dans la courant de l’après midi».

(24) Forse un richiamo alle peripezie di Io e al suo tentativo di suicidio da una scogliera. Cf. P. G. Walsh The Roman Novel. The Satyricon of Petronius and the Metamorphoses of Apuleius, Cambridge 1970, pp. 53 e 207 e ss.

(25) Cf. B. L. Hijmans-Th. Van der Paardt, op. cit., p. 123.