1992, tr. it. Memorie di Agrippina, Garzanti 1994
a cura di Giulia Regoliosi
Grande studioso di letteratura latina, di Tacito in particolare, Grimal ha pubblicato anche una serie di biografie di personaggi storici romani, di età repubblicana e imperiale. Questo che presentiamo deriva il suo titolo presumibilmente dalla più famosa opera della Yourcenar, recensita sul sito, e dalla notizia che Agrippina avrebbe scritto le sue memorie, naturalmente perdute.
Dunque un’autobiografia fittizia di Agrippina la giovane, personaggio particolarmente amato dai biografi di fiction (si veda Doherty, recensito sul sito): si immagina che abbia iniziato dopo la morte di Britannico, accortasi dell’estraniamento di Nerone e del pericolo che correva lei stessa; giunta col racconto al punto d’inizio, avrebbe poi aggiunto alcune brevi notizie successive e ultime parole in attesa dell’assassinio.
Scrivere un’autobiografia fittizia, soprattutto di un personaggio dai tratti marcatamente negativi come l’Agrippina tramandata dagli storici, è certo difficile, a meno di non voler farne esplicitamente una dark lady. Grimal si muove con circospezione, attribuendo ad Agrippina sentimenti positivi: una certa passione iniziale per Domizio, affetto e stima per Claudio, considerazione e gratitudine per il secondo marito Crispo (che sarebbe morto suicida per lasciarla libera di sposare Claudio, e ricca per giunta), affetto e compassione per le due sorelle, Drusilla e Livilla, un grande attaccamento alla madre, stima e devozione per Seneca, una certa considerazione anche per Atte, fiducia assoluta in Acerronia (neppure alla fine sembra si sia accorta del tradimento)… Le azioni negative da lei decise e compiute vengono via via meditate, lamentate, discusse, attribuite ultimamente agli dèi che hanno scelto la stirpe di Germanico per governare. Tutto sommato l’affetto per il figlio sembra il sentimento meno rilevante (meno anche dell’affetto per il fratello): Nerone è il prescelto perché la linea dinastica cui lei stessa appartiene abbia il potere.
L’opera risulta così non molto credibile, nonostante l’uso evidente delle fonti (Tacito e Suetonio in particolare). E’ inoltre appesantita da molti discorsi, inizialmente piuttosto didascalici (miti e leggende raccontate alla bambina), poi utilizzati secondo l’uso antico per esprimere le diverse posizioni, ma nel complesso piuttosto monotoni.
Due ultime osservazioni: curiosamente Grimal sostiene che Nerone si chiamasse così dalla nascita (come prenome) e non per adozione («rogataque lex qua in familiam Claudiam et nomen Neronis transiret» dice Tacito in Ann. XII, 26). Inoltre nel corso dell’opera si usa per il potere imperiale sempre termini come regnare, regno, ecc., in realtà estranei alla cultura romana (Occidat, dum imperet è tradizionalmente la frase di Agrippina all’indovino).
Quanto al traduttore, ha confuso evidentemente citrouille (“zucca”) con grenouille (“rana”), per cui risulta che Seneca scrisse contro Claudio La metamorfosi in rana!