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Paolo Biondi, Livia. Una biografia ritrovata

by Mariapina Dragonetti

Edizioni di Pagine, Bari, 2015

a cura della Redazione



L’autore, un giornalista alla sua prima fiction, parte dal classico espediente del ritrovamento di un testo sconosciuto da ricopiare e commentare: l’espediente però non si limita all’input iniziale ma si prolunga per tutta l’opera attraverso lettere ad un amico ed altri documenti, fino a divenire il motivo dominante e la chiave interpretativa. Risulterà che si tratta di un’antica biografia composta da una donna cristiana del terzo secolo, tenace oppositrice degli storici calunniatori di Livia, sostenitrice del ruolo femminile nell’impero, soprattutto di Livia e Antonia e più vagamente di Agrippina maggiore e Giulia, con una netta tendenza a interpretare le profezie pagane in chiave messianica tanto da attribuire a Livia stessa un interesse in tal senso.

Da ultimo la storia della tradizione dell’antico testo passa attraverso Machiavelli, che lo utilizza per l’idea di principe illuminato. Mi spiace per lo spoiler, ma sarebbe difficile presentare quest’opera diversamente: si tratta di una biografia tendenziosa, da cui l’autore/ricopiatore si chiama fuori. Tuttavia non è escluso che abbiano influito su Biondi biografie di Livia e Giulia uscite pochi anni prima e alla cui recensione si rimanda (si direbbe anche quella di Agrippina, che è però dello stesso anno di questo testo). Può interessare l’impostazione curiosa. La scrittura è piuttosto aulica e un po’ sentimentale, con molte citazioni di poeti, si presume per delineare la personalità dell’autrice sconosciuta. Un paio di errori biografici: in un punto sono confuse Antonia e Agrippina maggiore, poi però sempre distinte; più grave l’attribuire ad Attico la paternità di Agrippa, che di Attico fu per un certo tempo il genero.