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Philip Boast

by Mariapina Dragonetti

La serie di Septimus Severus Quistus

di Giulia Regoliosi


 Un autore inglese noto soprattutto per romanzi molto liberamente ispirati alla Bibbia (qualche parentela coi libri di Dan Brown, purtroppo), nel rivolgersi all’antichità classica sceglie un’epoca inconsueta per la giallistica, l’età di Nerone, e crea il personaggio di Quistus. La prima comparsa del personaggio, almeno a mia conoscenza, è in un racconto del Mammoth Book of Roman Whodunnits nel 2003. In tale racconto, Damnum fatale, Quistus ha già alle spalle una serie di vicende terribili: l’assassinio della moglie e di sei figli, la sparizione degli ultimi due, molte peregrinazioni alla ricerca degli scomparsi, il salvataggio di una principessa africana, Omba, divenuta sua schiava. Il plot del racconto parte dalla persecuzione dei cristiani e dall’indagine sulla morte di una guardia particolarmente spietata: il lavoro di deduzione è abbastanza interessante. Compare anche il losco personaggio di Stigmus, spia al servizio di Nerone, che sarà poi una figura stabile della serie.

The Third Princess, Severn House (UK), 2006

Nel 2006 esce il romanzo The Third Princess in UK e in USA, attualmente già fuori mercato e conteso dai fans dell’autore. Si apre con un mistero della camera chiusa: per il lettore un doppio mistero, perché la descrizione del cadavere nella premessa è molto diversa da come il cadavere appare una volta abbattuta la porta. I numerosissimi schiavi della vittima, una ricca vedova, chiedono a Quistus di aiutarli a sostenere che si tratta di morte naturale: in caso contrario, infatti, non solo l’omicida ma tutti i compagni di schiavitù sarebbero giustiziati. La soluzione del mistero si mescola col salvataggio di una principessa britanna già condannata a morte come cristiana; Nerone incarica Quistus di condurla in Britannia, in modo che possa convertire i suoi compatrioti e renderli meno ribelli a Roma: in realtà l’intento effettivo di Nerone è un altro, di cui è incaricato Stigmus, aspirante successore di Tigellino. Un lungo viaggio attraverso l’Italia e la Gallia conduce Quistus, la schiava-principessa Omba, la principessa britanna e una delle schiave della vedova defunta fino in Britannia, inseguiti per tutto il percorso da Stigmus e dai suoi soldati. Un nuovo personaggio si unisce a metà percorso, ed è quello intorno a cui si muove l’intera vicenda. In Britannia entrano in gioco diverse forze: la comunità cristiana (ritorna un personaggio del racconto), i Britanni coi loro macabri riti politico/religiosi, l’avidità per il possesso di una preziosa collana, la tiepida efficienza dell’esercito romano. Quistus riesce a salvare se stesso e le donne che gli stanno a cuore opponendo cristianesimo a paganesimo, e, tornato a Roma, riesce a salvare gli schiavi in attesa di esecuzione mescolando verità e menzogna e sacrificando patrimonio e status sociale.
Il romanzo presenta qualche difetto: come giallo raggiunge la soluzione troppo presto; come ambientazione cade nelle solite banalità romane (i soliti ghiri col miele, le solite terme), in desinenze latine avventurose e nelle troppo abusate (per noi non anglosassoni) vicende della Britannia; qualche perplessità anche sulla presentazione del cristianesimo (conflitto Pietro/Paolo, ruolo delle donne, rapporto paganesimo/cristianesimo un po’ semplificato). Tuttavia si comincia a vedere una buona capacità narrativa, soprattutto nel racconto del viaggio e nella presentazione dei personaggi, mai banali.

The son of Heaven, Severn House (UK), 2007

Ritroviamo Quistus in una situazione atroce: caduto in disgrazia presso Nerone, ha perduto ogni avere, compresa Omba che è stata venduta ad un commerciante di spezie; solo con un’abile astuzia è riuscito a conservare la vita, che trascorre ubriacandosi in un sordido abbandono. Giunge a Roma un gruppo di dignitari cinesi dediti alla protezione del piccolo erede al trono imperiale, perseguitato da misteriose figure al soldo di un rivale; gli inseguitori riescono a uccidere il guardiano con la complicità di qualcuno della casa. Quistus, faticosamente recuperato ad una quasi normalità, viene incaricato dai dignitari cinesi di risolvere l’assassinio, e da Nerone di riportare il principe in Cina, permettendo la riapertura e l’uso pacifico della via delle spezie. Mentre Roma brucia, parte una spedizione di cui fanno parte Quistus, Stigmus in crisi con Nerone, Omba insieme al suo attuale padrone, il principino con tutta la sua piccola e complessa corte e un ragazzo gallo che ha portato a Quistus notizie dei figli perduti. Continuamente inseguiti e con la certezza di un traditore fra loro, compiono uno straordinario viaggio che li porterà, dopo un’epica battaglia, alla scoperta dei colpevoli e alla meta finale. Nel corso del viaggio incontrano la comunità cristiana fondata dall’apostolo Tommaso alle foci dell’Indo e una sorta di enclave romana formata dai discendenti dei superstiti della battaglia di Carre e dalle loro famiglie indigene.

Il romanzo è veramente appassionante, ben scritto, con un montaggio serrato, personaggi affascinanti, un ritmo incalzante, qualche voluta oscurità. Dati gli antecedenti dell’autore, non stupisce il fatto che consideri S. Tommaso fratello gemello di Gesù! Dal soprannome Didimo, presumiamo, ma sarebbe interessante chiedersi le circostanze della nascita gemellare (a Betlemme tutti e due?), per non parlare del concepimento. Molto irritante, ma al fondo un piccolo neo, senza apparente volontà di derisione.
Occorre avvertire il lettore che qui Boast, alieno da saccenterie didascaliche, non spiega niente: luoghi, compreso l’intero itinerario, eventi storici, fonti, usi e costumi, dinastie cinesi, ecc. sono lasciati al lettore: se è molto colto capisce tutto, se non lo è ma gli interessa solo il plot si adegua, se è curioso cerca gli Acta Sancti Thomae, le notizie sui regni indoellenistici e in particolare quello di Gondophares, qualche notizia sulla Cina dell’epoca, apre un atlante e tenta di raccapezzarsi. Una bella impresa: per dare un esempio, io ci ho messo molto a capire che il Blue Sea dove si svolge l’ultima battaglia è il lago (salato) di Qinghai.