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R. Harris, Dictator

by Mariapina Dragonetti

2015, trad. ital. , Mondadori 2016

Il terzo libro della trilogia dedicata a Cicerone inizia con la fuga da Roma in attesa delle leggi di Clodio e termina con l’assassinio di Cicerone e gli eventi che ne conseguono. Un periodo quindi di grande interesse sia per la vita del protagonista sia per le vicende di quegli anni fra i due triumvirati. Harris è uno straordinario narratore, in questo libro più ancora che nei precedenti: l’attenzione è tenuta sempre desta, fatti e personaggi descritti con grande abilità, quanto vi è di fiction inserito in modo credibile. Il ruolo del narratore è anche qui affidato a Tirone che, come avviene spesso nei romanzi storici con io narrante d’invenzione, si trova coinvolto o almeno presente in molti degli eventi narrati, con qualche evidente forzatura: basti per tutti l’uccisione di Clodio. Ma il legame col protagonista riesce a giustificare queste forzature. Anche i giudizi sui personaggi storici sono dati come giudizi di Tirone, o forse di Cicerone, in particolare la completa condanna delle guerre galliche, per illegalità e atrocità. Alla fine una piccola vicenda personale: Tirone ritrova la schiava conosciuta molti anni prima, ora liberta, e la sposa dopo la morte di Cicerone. Dei moltissimi riferimenti storici solo uno lascia perplessi: Harris attribuisce al cesaricida Decimo Giunio Bruto Albino, non al più importante cesaricida Marco Giunio Bruto, il legame con Cesare (amato come un figlio) e di conseguenza ne fa il destinatario della celebre frase finale (Even you?). Data la costante tradizionale attribuzione a Marco Giunio (il figlio dell’amante di Cesare Servilia) sembra impossibile che si tratti di una svista: ma il perché di questa scelta non lo capiamo.

a cura della Redazione