Meurtre aux Jeux olympiques, 2008
Si è un po’ imbarazzati a presentare questo romanzo, dopo aver preso visione di vita ed opere dell’autrice: docente di liceo e poi di università, accanita sostenitrice degli studi umanistici (sappiamo con quanta difficoltà in una Francia che li ha già boicottati da vari decenni), pubblicista, poetessa, autrice di romanzi, biografie, saggi divulgativi, rubriche televisive. Possiamo solo dedurre che l’intento divulgativo abbia preso il sopravvento o che l’eccesso di produzione abbia dato luogo ad un prodotto meno valido…In ogni caso questo romanzo è molto brutto. Protagonista è Alexandros: anzi il sottotitolo è Les enquêtes d’Alexandros l’Egyptien, come se si trattasse di una serie; ma nella bibliografia non risultano altri romanzi della serie, e questo è inserito fra i molti romanzi d’ambientazione egiziana, non greca. Comunque: Alexandros è figlio illegittimo di Tolemeo II Filadelfo (definito Faraone), è stato allevato da uno zio materno in Macedonia ma poi riconosciuto dal padre, che lo vorrebbe come erede al trono. Ad Alessandria ha sposato Héléna, figlia di Zenodoto, il primo direttore della Biblioteca: insieme si sono trasferiti a Pergamo per studiare, con grande irritazione dei loro padri. In occasione delle Olimpiadi i due giovani si recano in Grecia accompagnando la delegazione alessandrina degli atleti, curati da due allenatori, Costas e sua moglie Rosalis; è presente anche Bilistiché, atleta lei stessa in attesa di partecipare, di lì a qualche mese, ai giochi femminili, e attuale concubina di Tolemeo. Il re stesso li raggiungerà all’inizio dei giochi. Alla fine sappiamo tutto dei giochi: luoghi, edifici, statue, miti, aneddoti, regole, metodi, punizioni. Persino nei litigi più convulsi s’inseriscono discorsi su qualche aspetto delle Olimpiadi. Così l’esilissima storia (un delitto annunciato e poi effettivamente compiuto) diviene poco più di un pretesto. Qualche topos mutuato dai romanzi d’ambientazione romana: la moglie ostinata e in gamba che vuole partecipare e si mette a rischio (ma alla lunga siamo sempre a Tommy e Tuppence), persino l’ “adozione”, qui paradossalmente di una scimmietta rimasta senza la padrona. Si salva, a nostro parere, solo la figura del poliziotto, cocciuto e tenace anche quando sembra sconfitto, prima diffidente e poi sostanzialmente collaborativo coi detectives dilettanti.